Breve presentazione del contesto di studio
A partire dalla ricostruzione storica del fenomeno della malattia mentale nel contesto europeo e in particolare in Francia tra il XV e XIX secolo, l’elaborato esamina, attraverso l’interpretazione di Michel Foucault, i meccanismi di comprensione della follia nella società Occidentale. Principalmente si approfondisce il XVIII e XIX secolo in cui la percezione della follia è determinata in modo decisivo dalle relazioni e dai dispositivi di potere che si istaurano nei vari contesti sociali.
Foucault approfondisce il rapporto tra potere, sapere e verità: chi detiene il sapere è anche detentore di un potere, e pertanto vicino alla verità. La psichiatria classica si fonda sulla relazione di potere all’interno del rapporto tra medico e paziente. Lo psichiatra e la sua équipe sono i detentori di tale potere fortemente asimmetrico che funziona sulla base di un discorso che viene considerato come vero a priori e che pertanto non può essere messo in discussione.
La tesi vuole essere uno studio dell’uso delle pratiche discorsive nelle istituzioni psichiatriche, delle sue determinazioni, e di ciò che Foucault definisce discorso “ubuesco”. Con tale termine l’autore intende riferirsi a tutti quegli aspetti discorsivi grotteschi che fanno parte del sapere psichiatrico in materia penale. Egli mostra come il sapere medico, unito a quello giuridico, sia un sapere basato su certi canoni linguistici, che decontestualizzati e “spogliati” della loro autorità di potere si percepiscono come grotteschi, caricaturali, al limite dell’assurdo.
Il questionario si propone di indagare se anche all’interno del sistema psichiatrico attuale è riscontrabile l’utilizzo di pratiche discorsive grottesche.